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Il Male antico, episodio III

#18: Un Segreto ormai perduto

Adrian ha la buona idea di cercare tra le vesti della creatura non morta qualcosa con cui liberare il cugino dalle catene. Nel frattempo le scosse di terremoto continuano sempre più insistenti. Ecco che il chierico di Pelor trova una chiave e la getta trionfante a Thomàs, che si prodiga per aprire il lucchetto mentre Khursos si carica in spalla il corpo esanime. Ma proprio in quel momento, qualcosa di mostruosamente grosso si affaccia al Portale, dall'altra parte... un braccio enorme e irto di pelo rosso squarcia la sottile membrana e penetra nel Mondo. I Demoni, i Morti e le altre orrende creature gridano di gioia, ma il Sigillo ha ancora qualcosa da dire: c'è una fiammata, il boato di un'esplosione, e il braccio si ritira accompagnato da un ruggito di dolore e dal puzzo di bruciato.

Le grida cessano. Il terremoto è solo un borbottio inquieto, e nella calma apparente i Nostri si guardano perplessi. Poi Adrian, a bassa voce, quasi temesse di rompere la quiete, scandisce:

"Andiamo via di qui!"

Ma, improvvisa come era iniziata, la calma cessa: una forte esplosione scuote nuovamente il portale e lingue di fiamma verde ne fuoriescono, mentre palle di fuoco necromantico vengono sparate dentro la stanza, andando a sbattere contro muri, rotolando sui pavimenti, lasciando scie verdastre e fiammelle vive sulla pietra. La struttura della stanza ha i primi cedimenti e pezzi di soffitto crollano. Adrian, caduto a seguito dell'esplosione, si rimette in piedi e segue i compagni che già cercano di guadagnare la porta, mentre i resti dei guerrieri scheletrici e dell'altra cosa si rialzano, risvegliati dal potere scaturito dal Portale.

Inizia la fuga verso l'uscita. Sempre più spesso le nuove scosse provocano cedimenti e travi, macigni e sassi crollano dal soffitto. Prima uno poi l'altro, tutti i compagni vengono colpiti e ricoperti dalle macerie, ma sempre trovano la forza per rialzarsi e continuare a correre. Giunti al salone ospitante le stanze di Kelariel a Geov torna in mente il gatto: sprezzante del pericolo, si introduce negli appartamenti del chierico e, sfidando la sorte, trova e prende con sè la terrorizzata bestiola, uscendo proprio mentre le stanze collassano.

Frattanto Thomàs ha sbarrato la porta, avendo udito grida e schiamazzi di chissà quali creature alle loro spalle.

Si raggiungono le scale per il piano superiore e si sale. Qui la polvere è fitta e molte parti del soffitto sono crollate. Ma c'è qualcosa di molto strano: rumore di battaglia! Nell'oscurità i Nostri distinguono orchi e non morti, impegnati nello scontro. Molti orchi giaciono morti, o uccisi dagli artigli degli zombi, o sepolti sotto grossi macigni.

Senza perdere tempo, i Nostri sgusciano via inosservati e, lungo il percorso della fuga, incontrano tre orchi a sbarrare loro la strada: lo sciamano che ha parlato con loro nel cortile, il capo banda Hrogga e un possente esemplare munito di ascia bipenne, ferito.

Superato un iniziale battibecco, gli orchi si decidono a comprendere che, se non vogliono restare sepolti lì sotto, faranno bene a fuggire assieme a loro. E così è: i tre orchi lasciano passare i compagni e li seguono. Il loro aiuto risulta prezioso poco dopo, quando una masnada di goblin morti sbarra loro la strada. Il flusso necromantico li ha rianimati e ora i loro cadaveri ambulanti cercano vendetta su chi li ha uccisi. Ma erano deboli da vivi, e lo sono ancor più da morti. In breve, mentre continuano a piovere pericolose macerie, il gruppo ha la meglio su di loro e può finalmente raggiungere le scale e l'aria aperta.

Una volta fuori si fugge veloci verso carro e cavalcature... ma non ci sono più! La corda è stata strappata. Thomàs trova le tracce lungo la strada, in direzione Dolce Inverno.

Allontanatisi dalla Fortezza, gli orchi hanno qualche domanda da fare... perchè è successo quel che è successo, perchè il loro potenziale datore di lavoro e la sua banda sono stati distrutti, che ci facevano i Nostri là dentro mentre tutto ciò accadeva?

E' Khursos a rispondere. Inventata una storia assurda che vedeva loro passare dalla parte dei seguaci di Kelariel che nulla avevano a che fare con quella disfatta e che anzi erano, al pari degli orchi, delle vittime, invita i tre incomodi a lasciarli stare e ad andarsene per la propria strada.

Hrogga, il capo, concede infine che i due gruppi si separino senza scontri, ma minaccia che non andrà allo stesso modo qualora dovessero incontrarsi nuovamente.

Finalmente soli, i quattro muovono verso Dolce Inverno, mentre Thomàs, ancora incapace di credere di aver perso carro e cavallo, continua a domandare al DM se vede tracce.

Giunti a Dolce Inverno vengono accolti con calore, ritrovano carro, cavallo e muli, intelligentemente fuggiti in quella direzione, e portano Benjas al tempio di Avandra, dove una premurosa Lynora si prende cura di lui assieme ad Adrian.

Il gruppo può ora riposare, tranne Thomàs, che insiste per andare ad avvisare lord Pedraig di quanto accaduto, temendo attacchi notturni da parte dei non morti.

Lord Pedraig raggiunge i nostri, in piena notte, al tempio di Avandra. Qui si complimenta e chiede spiegazioni, ma appena questi iniziano a parlare di Portali, Sigilli, Orcus e a porre dubbi sulla riuscita della missione, li invita ad andare a discutere di simili arcani argomenti con Valthrun.

Dopo una nottata di riposo tre dei nostri vanno quindi da Valthrun, mentre Adrian resta col cugino che, ripresosi, è finalmente capace di parlare.

Da Valthrun i Nostri vengono a conoscenza del fatto che, probabilmente, Kelariel è riuscito nel suo intento ed ha spezzato il Sigillo. Se avesse mantenuto il Rituale sarebbe riuscito a romperlo totalmente e Orcus e la sua prole avrebbero varcato il confine indisturbati. Questo non è accaduto, tuttavia potrebbe essere ormai solo questione di tempo. Il Sigillo andrebbe ristabilito con il rituale originale.

"Dunque torniamo là e lo ristabiliamo" propone Khursos, ma purtroppo Valthrun deve smentirlo.

"La segreta arte con la quale era stato eretto è andata perduta! Nessuno oggi è in grado di ricrearlo... forse Kelariel era a conoscenza di qualcosa, avendo trovato il contro-rituale, ma ormai..."

E così, con le pive nel sacco, i Nostri non possono far altro che lasciar perdere e iniziare a farsi lusingare da Valthrun a vendergli Aecris, riconosciuta dallo storico come la spada di re Eylin, scomparsa dalle cronache e della quale non si sapeva che fosse stata data a Keegan e poi persa con lui. Per quella spada il collezionista arriva ad offrire 2000 monete d'oro, ben oltre il doppio del suo valore, ma un ostinato Khursos non si decide a mollare la presa.

Anche Benjas però ha qualcosa da dire riguardo a Kelariel: espone prima tutte le sue informazioni al cugino poi, dopo il resoconto di Adrian, il gruppo all'unanimità decide di tornare da Benjas a chiedere di persona. E così il malandato chierico è costretto a ripetere che:

a) Kelariel non era totalmente pazzo. Intendeva proteggere la Valle dalla minaccia di un'invasione da Est da parte di una misteriosa antagonista, tale "La Regina", che starebbe ammassando orchi, hobgoblin e altro con lo scopo di occupare la Valle, farne la propria fucina personale e rilanciare l'assalto con un esercito centinaia di volte più grande verso le altre terre. Kelariel sapeva che nessuna delle forze della Valle avrebbe potuto resistere ad un tale attacco, e che solo lui con l'aiuto di Orcus avrebbe potuto.
Buona l'intenzione, peccato per la scelta...

b) Kelariel aveva un agente ad Altarupe e probabilmente ne era anche stato tradito negli ultimissimi periodi, come confermerebbero anche gli appunti del chierico trovati nella sua stanza.

C'è dunque qualcuno ad Altarupe che fa il doppio gioco, ma chi? Vengono espresse le ipotesi più disparate: Lord Markenlhay? Il capitano Zimmerman? il vecchio mago? Il ricco tiefling?

Certamente qualcuno di pericoloso che chissà con chi sta ora e a chi potrebbe vendere la città...