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Il Male antico, episodio III

#25: Una notte da lupi

Lord Azaer mette in campo quanto può per finanziare la spedizione: 4 cavalli, 2 muli, 1 carro, 6 uomini armati, 1 fabbro e 1 carpentiere, oltre a razioni per tutti per una decina di giorni.

Ed è così che il Gruppo parte, alla volta dell'abbandonato villaggio di Pianalunga, in una mattina grigia e fredda di novembre.

Nelle prime ore del pomeriggio il convoglio abbandona la strada e inizia ad inerpicarsi tra le colline, in direzione nord. Dopo qualche ora, dall'alto di un colle, scorgono la massa scura di un gruppetto di abitazioni, poco più a valle. Tra loro spicca la sagoma alta di un mulino.

Si scende a valle e si raggiungono le costruzioni mentre una fitta nebbia inizia a sollevarsi dal suolo. Gli edifici sono quasi in rovina e denotano un forte abbandono, ma con grande sorpresa dei Nostri, nel mezzo della strada, ci sono tre galline ben nutrite.

La vista dei pennuti, in un contesto così sbagliato, insinua qualcosa di molto vicino alla paura negli animi dei Novelli Coloni.

"Trafiggile! Uccidile!" dice Khursos a Thomàs, quasi fossero apparizioni demoniache.

"Che faccio?" chiede consiglio Thomàs, non troppo tranquillo.

"Mah..." riesce a dire Adrian, combattuto tra l'assurdità di temere tre galline e la sensazione di pericolo imminente.

"Macchè uccidere! Che siete rincoglioniti? Sono solo tre galline! Avanti!" esorta invece Geov. E così il gruppo avanza.

Perlustrando il centro del villaggio i Nostri contano otto case, il mulino e una torre diroccata ... e molte altre galline. Non solo: dietro alcune case ci sono anche piccoli campi seminati a grano, e capienti ciotole piene di chicchi sono disseminate lungo la via, dove le galline si riuniscono festose.

Gli uomini iniziano ad innervosirsi quand'ecco che una voce rompe il silenzio e dalla nebbia emerge un bambino. Corre dietro ad alcune galline che scappano starnazzando. Quando il bambino vede i Nostri si ferma di colpo e, terrorizzato, fugge via da dove è venuto. Khursos fa per richiamarlo, ma poco dopo altre figure si delineano: prima tre, poi cinque, poi una decina. Sembrano contadini, ma sono sporchi e vestono di luridi stracci. Uno di loro, grosso e villoso, avanza senza timore.

"Sono Gundel, capo di questo villaggio. Chi siete voi che giungete qui con cavalli e armi?"

E il Gruppo si presenta, senza nascondere praticamente alcun particolare della loro missione: costituire un presidio intermedio tra Altarupe e i ribelli di Bosco Ammantato.

Ma Gundel non sembra essere entusiasta della cosa. Nonostante l'intromissione del fratello, tale Frau, non sembra accettare di buon grado che gente di Altarupe venga a ficcare il naso nella loro terra.

"Tanto per iniziare, questo villaggio appartiene ad Altarupe" precisa Geov.

"Era abbandonato quando giungemmo qui" si difende Gundel.

"Siete solo degli abusivi!" rinfaccia Geov.

"Questi li facciamo diventare il nuovo esercito di Altarupe" bisbiglia intanto Khursos ad Adrian.

Dopo un po' la linea dura di Geov sembra prevalere e Gundel accetta di riceverli nella sua torre, dopo che si saranno accomodati dividendosi tra il mulino e il vicino granaio, entrambi più vicini a costruzioni da demolire che a luoghi da abitare.

Il nervosismo che pervade il gruppo lo si avverte anche dalla difficoltà nel decidere come dividersi e come gestire i turni di guardia, specie tra gli uomini di Azaer. Alla fine, tuttavia, è ancora lo spirito pratico di Geov a dominare:

"Che si organizzino tra di loro! Basta che ci sia sempre qualcuno sveglio... oh ragazzi dai! Stiamo parlando di un branco di contadini cenciosi!"

L'incontro con Gundel non si svolge nel segno del galateo. Niente da mangiare, niente da bere, solo domande a secco e richieste concrete. A quanto pare, la cosa che sembra spaventare Gundel è il pericolo che gli altarupiani portino lì la loro gente e il loro stile di vita.

"Ma perchè state così bene qui?" domanda Thomàs, "vivete come poveracci, vestite di stracci"

"E' vero" incalza Adrian, "mentre noi vi portiamo le strade, case più solide e meno fredde, cibo..."

"A noi piace così" sentenzia Gundel. "Oltre a queste cose porterete anche le tasse e la vostra gente"

E qui parte Geov con un comizio politico che verte principalmente sul tema della cancellazione delle tasse e sul nuovo miracolo altarupiano. Alla fine, non si sa se per sfinimento o altro, Gundel sembra cedere un po' il passo.

"Domattina ci incontreremo qua fuori, e vedremo di cosa siete capaci" dice.

Ed è così che i Nostri tornano in mezzo alla nebbia e raggiungono il mulino.

"Vado a dare un'occhiata agli uomini e ai cavalli" dice Thomàs.

Intanto Khursos, Adrian, Geov e i due artigiani si sistemano nel fatiscente mulino, commentando tra loro quando appena appreso.

Dopo poco uno dei soldati di Azaer giunge a chiamare Geov: sembra che Thomàs lo voglia. Dice anche che i cavalli erano un po' inquieti e gli uomini si stavano innervosendo. Geov fa spalucce e segue il soldato.

Passano pochi minuti quando una figura riappare sull'uscio del mulino... ma non è Geov, nè Thomàs.

E' grosso, porta i vestiti sbrindellati di Gundel, ma il corpo è ricoperto di peli, le mani sono deformate in artigli e il muso è quello di un feroce lupo.

"Cazzo!" impreca Adrian.

"GEOV!" urla Khursos, mentre il licantropo si getta sul chierico. Quasi all'istante, dalle due finestre irrompono altre due figure che poco prima erano cenciosi contadini e ora sono topi mannari.

Inizia lo scontro. Khursos grida ancora, più concitato, chiamando Geov e Thomàs, ma è costretto a seguire con attenzione lo scontro. Altri due topi mannari sono entrati dalle finestre, e il condottiero vede altre sagome muoversi nella nebbia, fuori, chi a due chi a quattro zampe. Qualcosa ulula nella notte.

Adrian viene ripetutamente colpito dai mannari, che lo azzannano in più punti. Uno dei topi prende di mira il fabbro e Khursos ha il suo da fare per proteggere i due civili e metterli al sicuro fuori dalla finestra e contemporaneamente sostenere il compagno che, assalito da tutti i lati, inizia presto a soccombere, tanto da sbagliare perfino a lanciare la sua fiamma sacra, colpendosi da solo col fuoco divino.

Ma i due compagni iniziano a vedersela brutta quando un lupo feroce irrompe nella stanza. La grossa creatura si lancia sullo già sfortunato Adrian, mentre con orrore i due notano che le ferite inflitte ai nemici si rimarginano.

Nella disperazione, Khursos grida di cambiare strategia:

"Attacchiamone uno alla volta! Uno alla volta!!!"

E così, concentrando il fuoco su un singolo nemico per volta, iniziano a togliere di mezzo qualche topo mannaro. Ma Adrian viene ferito troppe volte, e le ferite laceranti del licantropo sono tali da produrre pesanti perdite di sangue. I poteri e gli incitamenti di Khursos riescono ogni volta ad alleviargli parte delle sofferenze, ma il condottiero vede nero: per quanto ancora potremo durare?

Poi, quando la situazione si fa veramente difficile e le speranze iniziano a scemare, ecco comparire Thomàs. Dalla sua faretra mancano diverse frecce, e i due compagni sono ora consapevoli dei rumori di lotta provenienti dal granaio, dove i due ranger hanno avuto il loro bel da fare contro un'altra ondata di mannari, e dove ora Geov è rimasto con i soldati a terminare il lavoro.

L'apporto di Thomàs non manca a farsi sentire: dopo poco il licantropo Gundel viene distrutto, il lupo feroce abbattuto e i topo mannari trafitti. L'ultimo topo tenta di fuggire dalla finestra ma viene freddato da Thomàs, che trova poi i due artigiani salvi ma terrorizzati dalle forme di quattro piccoli esseri deformi: strisciano e si contorcono, in preda a quella che sembra una grande sofferenza... con tristezza e orrore Thomàs capisce che sono i bambini, non ancora in grado di effettuare una trasformazione completa, nell'agonia degli spasmi muscolari intermedi, e l'indecisione trattiene il suo braccio dallo scagliare la freccia.

Gli altri intanto si riuniscono, si contano morti e feriti: uno dei soldati non ce l'ha fatta. Il villaggio torna silenzioso, tranne per i lamenti delle quattro piccole creature deformi.

C'è poi anche uno straziante urlo di angoscia e pietà, ma è quello dell'animo di Thomàs, e lo sente solo lui, solo davanti al macabro spettacolo.