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Il Male antico, episodio III

#43: L'Orrore nel Lago

Geov, impavido, rinunzia al meritato riposo e si getta nelle acque scure e fredde del laghetto sotterraneo, deciso ad esplorarne il fondo in cerca di passaggi e vie di fuga.

I compagni lo osservano nuotare verso la parete opposta e immergersi. Adrian nel frattempo sta preparando un giaciglio, Thomàs termina di ispezionare la frana, constatando l'impossibilità di rimuovere le pietre, mentre Khursos scuote la testa con disappunto per la situazione e per la decisione poco saggia di Geov.

Adrian termina il suo giaciglio e si appresta a pregare Pelor perchè materializzi per il suo protetto e i suoi amici un po' di cibo. Geov ancora non risale. Khursos inizia a preoccuparsi e si avvicina alla sponda del lago.

"E' pronto in tavola!" annuncia Adrian. Thomàs e Koin si siedono, affamati, e addentano i cibi. "Khursos, Geov... ma dove sono?" chiama Adrian. Ma Khursos è già in acqua, ora decisamente allarmato, e nuota con decisione verso il punto in cui Geov è sparito. Lo raggiunge. Prende fiato e fa per immergersi, quando Geov esplode fuori dall'acqua annaspando, congestionato e senza fiato. Khursos traghetta a riva l'esausto compagno che, dopo aver vomitato un bel po' di acqua e bile, annuncia:

"Torno sotto"

"Ma te sei scemo!" sbotta Khursos.

"Cosa c'è là sotto?" chiede Thomàs incuriosito.

"Un passaggio. Stretto. Un po' lungo. L'ho preso male all'inizio e stavo per rimanerci, ma adesso riprovo"

E non c'è modo di trattenerlo. Geov va.

Gli altri continuano a mangiare, tranne Khursos, che già prevede un bagno.

Questa volta passano diversi minuti e Geov non riaffiora. Maledicendosi, Khursos si ritoglie l'armatura e torna in acqua. In breve scompare anche lui.

Adrian, Thomàs e Koin terminano il pasto. Adrian, sereno, inizia a prepararsi per una bella dormita, mentre Thomàs appare più inquieto e parlotta con Koin, chiedendogli di cercare col suo fiuto nanico eventuali passaggi segreti.

"Passaggi segreti? In questa caverna dimenticata da Moradin?" Bah, Gente dei Boschi! pensa il nano.

I due sembrano addormentarsi come bimbi, ma Thomàs non fa che rigirarsi , ogni pietruzza della caverna gli pungola la schiena. Alla fine si alza.

"Adrian? Io vado" dice. Adrian, mezzo assonnato, risponde con qualcosa di incomprensibile e si gira dall'altra parte.

"Bene, allora vado" si convince Thomàs. Entra in acqua, arriva fin dove sono scomparsi i suoi compagni e si immerge. Quasi subito individua il passaggio descritto da Geov: un tunnel circolare, grande appena per il passaggio di un uomo. Thomàs si infila nel tunnel ma fatica ad avanzare. Una leggera corrente più fredda gli viene contro, ma non è la causa della sua fatica. Il tunnel è buio, stretto, freddo e chissà quanto lungo. La claustrofobia inizia a coglierlo, ma prova ad avanzare lo stesso. L'aria inizia ad abbandonargli i polmoni e si rende conto di aver fatto ben pochi progressi, e tuttavia la via del ritorno inizia ad essere abbastanza lontana per riuscire annegare lì sotto. L'idea di morire in quel tunnel sotterraneo si affaccia, bella vivida. Parte il panico. Preziose bolle d'aria escono dalla bocca. Il cuore accelera, le mani annaspano, ma del tunnel non si vede la fine.

Non ce la faccio pensa Thomàs. E inizia ad arretrare. L'acqua, non trovando più aria a fare da resistenza, si insinua nella bocca e nelle narici del ranger. L'uscita è ancora lontana. Thomàs beve. Cerca di accelerare il passo, ma è come un gambero incastrato. Inizia a perdere la sensibilità degli arti, sa solo che si devono muovere per farlo uscire di lì, e spera lo facciano da soli. Il cervello si annebbia. Altra acqua gli innonda stomaco e polmoni. E' finita si dice, quando i piedi finalmente escono dal tunnel. Con le ultime briciole di energia riemerge e l'aria torna finalmente ad occupare i polmoni doloranti. Poco dopo raggiunge la riva a lì resta.

Quando Adrian si sveglia lo trova ancora lì, bagnato fradicio e praticamente svenuto. Con pazienza da crocerossina, lo issa all'asciutto e gli toglie gli indumenti bagnati, compatendolo come si farebbe con un bambino monello. Poi sente qualcosa. Una voce che lo chiama.

"Hai sentito anche tu?" chiede a Koin.

"Cosa?" chiede il nano.

"Una voce. Ha detto 'Adrian'" risponde il chierico.

"Beh... no" risponde con cautela in nano, preoccupato, ed arretra da Adrian.

Ma ora la voce si ripete. E si sentono anche delle botte... qualcuno sbatte da qualche parte... lungo il tunnel franato...

"Ma sì! E' la voce di Khursos, ci sta chiamando!" dice Adrian e corre verso la frana. Ora la voce è netta. Khursos è dall'altra parte e sembra piuttosto concitato.

"Adrian!" la voce del draconide giunge ovattata ma chiara.

"Sono qui!" urla il chierico.

"Bene! Aspettateci, non muovetevi di lì! E' importante! NON LASCIATE LA CAVERNA! Tra poco sarete liberi!"

"Perfetto!" grida Adrian, e torna nella caverna a raccogliere le cose sue e dei compagni, chiedendosi come abbia fatto Khursos a raggiungere l'esterno del tunnel franato.

Già... come avrà fatto...

...Geov emerge dalla parte opposta del tunnel sottomarino quando ormai il fiato sta per abbandonarlo. Si ritrova in una grande caverna, tutta allagata. Cerca con lo sguardo attorno a sè ma non vede nulla se non acqua. Poi, dopo qualche attimo, nota quello che dovrebbe essere un isolotto di pietra, non troppo lontano. Lo raggiunge a nuoto.

Dall'isolotto ottiene una vista migliore e conferma la grande ampiezza della caverna, ma anche la presenza di una riva sul lato orientale. Da ranger esperto quale è, nota anche la presenza di orme sull'isolotto: impronte piccole, da nano, e recenti. Si è quasi deciso a ributtarsi in acqua per raggiungere la riva orientale, quando sente un forte sguazzare alle sue spalle. Spada alla mano va a controllare. Una creatura squamosa è emersa dall'acqua dove poco prima era emerso lui... Khursos.

Il draconide raggiunge Geov e insieme partono per la riva. Qui trovano un grosso passaggio che porta fuori dalla caverna, probabilmente il solco scavato da Muraugh quando giunse nella caverna.

"Deve essere il tunnel che seguivamo noi prima di deviare per la trappola di Nalin" dice Khursos.

"Prendendolo dovremmo arrivare al tunnel franato quindi" commenta Geov, ma proprio in quel momento dall'acqua alle loro spalle proviene un rumore. Si girano.

Immerso fino alla cintola, di spalle, vedono un nano. Nudo. Solo i folti capelli grigi, raccolti a treccia, gli coprono la schiena.

"Ehi!" chiama Geov.

Il nano si gira e Geov emette un sussulto alla sua vista. La pelle riluce come squame e sembra cosparsa di grasso. Gli occhi sono più grandi e complemente neri, senza più il bianco. La bocca è un taglio nella faccia, quasi senza labbra, e molto ampia. Geov è lontano, ma è quasi sicuro di scorgere una fila di dentini aguzzi. Il nano, o quello che è, emette un sibilo di sorpresa e si getta in acqua, nuotando sotto la superficie, allontanandosi. Geov e Khursos si guardano, sorpresi e indecisi. Quindi si avvicinano alla riva.

Qui vedono l'Orrore. La scia del nano va verso il centro del lago. Altre due teste emergono e si portano verso il centro. In quel punto le acque iniziano a ribollire e una creatura da incubo emerge dall'acqua, torreggiando come un nero monolite squamoso. Le tre teste si agitano e nuotano lì attorno mentre il monolite espande la sua presenza psichica per tutta la caverna, in cerca degli intrusi. Khursos e Geov, terrorizzati e disarmati, avvertono l'impatto psichico della creatura: un Aboleth, crudele anfibio dominatore delle menti.

 



Senza più alcun dubbio, tornano di corsa sui loro passi, raggiungono l'apertura di Muraugh e si fiondano il più lontano possibile da quello spettacolo osceno, proprio mentre l'Aboleth si tuffa nelle acque e nuota a gran velocità appena sotto il pelo dell'acqua, sollevando lunghe onde che sbatacchiano le tre creature.

Giungono alla frana. Khursos nota pezzi di legno e una fune, a testimonianza della trappola.

"Non ce la faremo mai da soli" dice Geov, saggiando le pietre. L'altra implicazione la conoscono benissimo e non vi è bisogno di esprimerla: Adrian e Thomàs, per non parlare di Koin, non ce la farebbero mai a superare il tunnel, e se anche fosse dall'altra parte troverebbero l'Aboleth, ora in allarme.

"I nani!" dice Khursos, "ci faremo aiutare dai nani che abbiamo liberato!" E inizia quindi a picchiare contro le pietre e chiamare Adrian, per avvisarlo...


...Una trentina di nani giungono, guidati da Geov, e con pale e piccozze iniziano a liberare il varco. Finalmente Adrian, Thomàs e Koin riemergono dalle viscere della caverna.

"Cos è successo?" chiede Thomàs.

"Di là c'è un mostro-monolite e dei nani acquatici" spiega Geov.

"Sì, e ti fa venire il mal di testa!" conclude Khursos, con ancora il terrore negli occhi.

Koin si fa descrivere il nano e afferma che potrebbe essere Re Thormin.

"Gli Aboleth usano crearsi dei servi... mutano le loro vittime in creature anfibie" dice Geov.

"E' terribile! Dobbiamo salvarlo!" dice Koin.

"Fermo!" lo blocca Geov, "Non so se il processo sia reversibile... in ogni caso non c'è fretta, ora Thormin è al sicuro, l'Aboleth non gli farà del male"

"Dobbiamo trovare Nalin!" dice invece Khursos, truce.

"Perchè mai?" chiede Koin.

"Perchè lui ci ha traditi, e magari sta tramando altro... o è a conoscenza di come fare per salvare Thormin!"

E così si riparte. Koin porta i Nostri alla Fucina, dove si spera sia Nalin, essendo il Mastro Fuciniere.

La Fucina risiede nel Quartiere Duramazza, quindi i Nostri sono costretti all'ennesima gita alla Sala dei Giganti.

Le sale della Fucina, un tempo un concerto di martelli e rombo di fiamme, sono tristemente silenziose. La sala principale, una grande stanza circolare con il Forno Mastro al centro e i sette Calderoni degli Aiutanti del Mastro, giace in fondo al corridoio, la porta socchiusa.

"Questa porta soleva essere sempre aperta e spalancata, entrambe le ante!" dice Koin ad Adrian.

Geov provvede ad aprire e lo spettacolo è di quelli terribili: i Sette Aiutanti si ergono ognuno davanti al proprio Calderone, impalati sui loro stessi attrezzi o sulle lance di pietra dei grimlock. I Nostri avanzano verso il Forno centrale. Posto sopra di esso, su una grande graticola, trovano il corpo carbonizzato di un nano.

"Per Moradin!" esclama Koin, al colmo dello sconforto. Gli altri nani chinano il capo, addolorati.

"Chi è?" Chiede Khursos, ma sa già la risposta. Sa già che quel cadavere, di almeno un paio di settimane...

"E' Nalin!"
 

Namor dice: Le dimensioni contano

Ma il mostroculo era così piccolo? Appena più grande di una nave?

Il Dm Doveva spiegarsi meglio, Gevo l'avrebbe fatto a pezzi!