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Il Male antico, episodio I

#14: Il Drago Verde

Dove gli eroi sconfiggono la banda di Zanna Rotta e, tornando a Camiden con l'uovo del drago, vengono attaccati e uccidono il terribile drago verde...

Il Cuckoo, Bardo di Ossington

 

Sistemati gli ultimi due ogre i nostri si preparavano ad entrare nella caverna. Telonius, invisibile, vi aveva già fatto ingresso, alla ricerca del compagno mezzorco ma, imboccato il tunnel sbagliato, si era trovato davanti al grosso delle forze orchesche ed era tornato sui suoi passi. Finalmente i rumori dello scontro giunsero alle sue orecchie ed egli prese la giusta via, giungendo appena in tempo per vedere Zaarisch subire i danni della tremenda randellata di un grosso Ettin. Con abile mossa rese invisibile il compagno in difficoltà prima che questi venisse finito dal secondo colpo del gigante.


 

Anche monaco e paladino entravano nella caverna, e anche loro prendevano il tunnel errato, sfondando una porta che dava in una stanza piena delle femmine della tribù. Chiedendo scusa, i due uscivano e affrontavano un paio di orchi di sentinella, uccidendone uno. L'altro era sicuramente fuggito ad avvisare il resto della marmaglia. Ioram decideva allora di tornare indietro e dare manforte al mezzorco, qualunque cosa stesse affrontando, mentre Valigar restò lì, stoicamente in attesa dell'arrivo dei rinforzi, ben deciso a non far passare nessuno per quel corridoio.


 

Nella caverna dell'Ettin, intanto, si stava per compiere un'impresa degna di essere cantata in un poema. Il mezzorco Zaarisch, stremato, (ma anche l'Ettin iniziava a subire) approfittò dell'invisibilità non per fuggire, bensì per giungere alle spalle del mostro, bersi una pozione per ristorare una manciata di pf, e colpire con tutte le forze la gigantesca creatura con la sua doppia ascia. Complice anche un fortunato critico, l'Ettin subiva un discreto salasso di punti ferita e, più furioso che mai, si voltava verso il nostro, ormai visibile, per terminarlo. Fu allora che gli giunsero i dardi incantati dell'illusionista, ma certo non furono quelli a mettere nelle mani del mezzorco la vittoria. Con una serie di colpi a perdifiato il barbaro riuscì infine ad abbattere, praticamente da solo, il mostro: il suo coraggio, o la sua sciaguratezza, vennero questa volta premiate.


Il tempo degli indugi era terminato: l'uovo del drago non poteva essere in altri luoghi che nella stanza sorvegliata dagli orchi. Sebbene il mezzorco fosse ridotto tutt'altro che bene, i tre presero su e raggiunsero Valigar, che nel frattempo aveva abbattuto cinque nemici da solo, e insieme lanciarono la carica verso l'ultima stanza. Un grosso portone a due ante la difendeva, ma gli eroi non si fecero fermare da così poco: dimostrando particolare ferocia presero a darle colpi di spalla e calci, tentando di abbatterla, ma l'orgoglio orchesco di Zanna Rotta, chiuso all'interno, non attese tanto: la porta venne aperta, mostrando due grossi orchi barbari e Zanna Rotta in persona, in piedi sul suo trono, sproporzionatamente basso rispetto all'enorme ascia che brandiva, e che dimostrò di saper usare più che bene.


Lo scontro si accese subito e, non senza cospicue perdite di salute, i nostri posero fine allo strapotere del clan di Zanna Rotta. Nella stanza, dietro a tende di pelle, trovarono infine l'uovo: un enorme guscio alto un metro, giallastro a chiazze verdi, adagiato su paglia. Dopo aver discusso dei piani più strampalati per il trasporto, ai nostri venne in mente di frugare per l'accampamento all'esterno, dove trovarono il carretto con cui gli stessi orchi l'avevano fin lì portato.


Durante il viaggio di ritorno gli eroi passarono da Ossington, trovando con piacere che gli elfi ora vi dimoravano e che la gente, una volta morto Dyson, era stata lasciata libera di andarsene. Proseguendo, ben consci del loro pericoloso carico, i nostri tentarono di raggiungere Camiden al più presto ma, giunti alle pianure, videro fumi levarsi dalla Fortezza di Tunon, in lontananza. Brutti presentimenti e presagi di morte li colpirono. Zaarisch insistette per fregarsene ed andare a Camiden, ricordando che un uovo di drago con mamma e papà ancora in cerca non era certo garanzia di sicurezza, specie in quelle pianure spoglie. Ma il cuore del paladino e del monaco non seppero voltare le spalle alla fortezza, provando la sensazione di essere in qualche modo gli artefici di quella distruzione: il drago se l'era forse presa con gli uomini alla fortezza? Nella follia del perdita dell'uovo aveva forse distrutto Tunon? Divorati dal dubbio si concessero, nonostante gli ammonimenti del mezzorco, una notte di tempo per decidere. Ioram andò in avanscoperta fino alla fortezza, da solo, e lì, tra gli alberi attorno alla roccaforte semidistrutta, lo vide: scaglie verdi e brillanti. Il mostro si alzò e, con un grido, volò veloce verso nord, insoddisfatto. Il cuore dell'impavido resse alla tremenda visione e, veloce come il fulmine, tornò al campo dove il mezzorco stava effettuando il suo turno di guardia. L'indomani decisero che, se qualche sopravvissuto rimaneva dentro la fortezza, se la sarebbe cavata, ritenendo improbabile un ritorno del drago. Alle prime luci dell'alba i nostri presero quindi il loro cammino verso sud, verso Camiden, ben felici che il drago fosse andato a nord.


Ma le uova si fanno in coppia, e Ioram aveva veduto solo uno dei due draghi... Mentre camminavano gli occhi del monaco notarono un ombra nel terreno, troppo veloce per essere una nuvola, e che si addensava su di loro, come se qualcosa stesse cadendo sulla loro testa, qualcosa di grosso... Alzò lo sguardo e, per la seconda volta, lo vide: zanne luccicanti e occhi malvagi, il drago era planato su di loro in perfetto silenzio e, aprendo le fauci, vomitò sul mezzelfo tutto il suo acido.


Ioram urlò dal dolore, colpito in pieno, mentre il panico si diffondeva tra la carovana. Il paladino imprecò ma estrasse lo spadone, la sfida e la rassegnazione negli occhi, mentre mezzorco e illusionista se la davano a gambe levate, terrorizzati. Il drago riprese quota per tornare nuovamente dopo neanche un minuto e riversare una nuova colata di verde acido, questa volta sul paladino che, grazie all'agilità del suo destriero, ne vanificava gli effetti. Dopo qualche piroetta in aria il drago finalmente atterrava, dopo distante, e lanciava un tremendo ruggito in direzione dei nostri. Ioram cedette e, terrorizzato, mosse riluttanti passi all'indietro, mentre l'animo del paladino, che non conosce paura, lo spronava a lanciarsi all'attacco.


Così, con la carica a cavallo del paladino Valigar, iniziava lo scontro col terribile drago verde.


Ben presto le carni del paladino saggiarono le affilate zanne del mostro, ma allo scontro si unì anche il monaco, ripresosi, e, poco dopo, il mezzorco. Gli attacchi dei nostri si susseguivano ad ondate continue. Dopo ogni attacco del drago c'era chi si trovava spazzato via dalla sua coda, chi abbattuto dai suoi artigli, chi ferito dalle sue fauci, ma ad ogni volta gli eroi si alzavano e, sanguinanti, caricavano il terribile mostro, ben consci del pericolo. Finalmente anche Telonius si riebbe dal terrore e prese parte allo scontro, ma raramente i suoi incanti riuscirono a superare la magica resistenza del drago: nessuna delle palle di fuoco lo colpì, anche se infine un paio di dardi giunsero a segno.


Le cose iniziavano a mettersi male, quando una serie di colpi critici del mezzorco e del paladino le riportarono su binari più accettabili. Il drago soffiò ancora, e ancora sul paladino, che riuscì nuovamente a schivare il colpo. In una pioggia di artigli e zanne caddero il mezzorco e il monaco, mentre Valigar, con 2 PF, stoicamente resisteva. Telonius accorse in aiuto del mezzorco: aveva infatti perso conoscenza e, se non fosse stato immediatamente curato, sarebbe certo morto: era infatti caduto in ira barbarica e, una volta cessata, avrebbe perso tutta la sua vitalità extra, salasso che ora non poteva permettersi. Telonius buttò nella gola del mezzorco il contenuto delle sue fiale di guarigione, e lo fece appena in tempo. Il round dopo la perdita di 14 pf portò il mezzorco alla pericolosa soglia di -9.


Ma il drago, per quanto stremato, era ancora vivo: qualunque cosa avesse fatto ora, avrebbe certo colpito il suo nemico, uccidendolo. Ma il tiro per l'iniziativa giunse a favore del paladino che, con un ultimo colpo, uccise la bestia, stremato.


Ancora increduli, i nostri rimasero lì per un po' prima di riprendere il cammino verso Camiden.